Fotografia naturalistica e trappole fotografiche - intestazione
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Premessa


Orme selvagge è una selezione di parte delle nostre immagini. Non troverete qui biografie e notizie su concorsi e pubblicazioni perché pensiamo che le fotografie debbano sempre parlare da sole: per ciò che ritraggono, per ciò che esprimono, per il modo in cui sono state scattate, per la filosofia che ispira chi le ha scattate e che, a volte, traspare da esse.

Fotografare la natura e gli animali è ricerca e scoperta del mondo non umano, di un mondo libero e autosufficiente che è alieno e indifferente alle nostre leggi, lontano anni luce dalle nostre patetiche convenzioni che ci rendono schiavi di quello che non è essenziale. È desiderio e bisogno di libertà, di quella libertà che è intorno a noi e che abbiamo bisogno di accogliere e custodire dentro di noi per sentirci liberi. Ed è proprio il riconoscimento di questo bisogno umano del mondo non umano che ci fa sentire piccole parti di esso e ci fa rientrare in sintonia con esso. Allora e soltanto allora la fotografia di un animale o di un paesaggio potranno soddisfarci pienamente e ci permetteranno anche di accettare il fatto che le immagini più belle spesso sono quelle che non siamo riusciti a scattare.

Eravamo ai margini del Parco Nazionale d’Abruzzo e ci eravamo alzati all’alba dopo avere passato la notte in tenda. Il nostro campo era alto sul fianco di una collina che sovrastava un piccolo lago, ai margini del bosco. La notte avevamo sentito ululare i lupi, e non avremmo mai più dimenticato quel richiamo nel buio. Ora albeggiava, e guardavamo giù verso il lago: fra le erbe alte vedevamo due cerve. Faceva freddo nella rugiada del mattino.
All’improvviso li vedemmo, dietro di noi. Erano cinque, un branco di cinque lupi, e trottavano senza fretta verso il bosco a quaranta passi dalla nostra tenda. Li guardammo eccitati, poi, incredibilmente, li rincorremmo. Vidi il primo di essi fermarsi un istante e girarsi, lentamente, mentre lo inquadravo nel teleobiettivo, ed era bello, immerso nella luce soffusa e calda del sole che sorgeva più in basso. Una luce troppo debole per permettermi di scattare. 
Se ne andarono senza fuggire, leggeri come ombre. Fieri. Non eravamo riusciti a scattare nessuna fotografia. Ma sul terreno molle di pioggia trovammo le loro impronte di esseri liberi. Orme selvagge, appunto.

Davide e Isacco Zerbini