Fotografia naturalistica e trappole fotografiche - intestazione
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La fotografia naturalistica


La fotografia naturalistica è anzitutto fotografia nel pieno senso del termine: ovvero arte, espressione di emozioni, un mezzo per comunicare le proprie sensazioni e dare loro un senso che abbia un posto anche nell'esperienza degli altri. Fotografia vuol dire comunicazione e non mera riproduzione della realtà: il fatto stesso che il mezzo fotografico fornisca immagini bidimensionali di una realtà tridimensionale fa sì che esse siano sempre e comunque una interpretazione. Il fotografo quindi deve essere consapevole del fatto che l’immagine deve essere un risultato del suo pensiero, del suo bagaglio culturale ed emozionale.

L’attributo “naturalistica” sta ad indicare che la fotografia naturalistica è fotografia della natura, non soltanto di soggetti naturali. La distinzione è essenziale perché apre la strada all’argomento dell’etica del fotografo naturalista. Oggi infatti una buona parte delle immagini pubblicate su giornali e riviste, soprattutto quelle che ritraggono mammiferi, viene scattata in “condizioni controllate”, ovvero, nella migliore delle ipotesi, in oasi faunistiche recintate in cui gli animali non sono completamente liberi ma vengono regolarmente alimentati ed accuditi dall’uomo, quando non addirittura ad animali in cattività. 

Questo tipo di attività viene spesso giustificato con l’argomentazione che la fotografia di animali in condizioni, per così dire, di “semilibertà”, permetterebbe di riprendere situazioni e comportamenti impossibili o quasi da fotografare in natura, argomentazione che se in taluni limitatissimi casi potrebbe anche essere condivisibile appare decisamente stonata quando si constata il numero ed il tipo di immagini di questo genere che vengono pubblicate: non solo comportamenti particolari, ma anche e soprattutto pacchiani primi piani, improbabili controluce, fotografie di dettagli troppo spesso inutili ripresi solo per stupire. L’aspetto più triste di questa pratica è che nelle didascalie delle foto non compare mai un accenno alla ripresa in “condizioni controllate”, ed in questo modo l’ignaro lettore che acquista una rivista di natura a volte si meraviglia di fronte ad una stupenda foto scattata in realtà in un malinconico zoo gremito di gente.

L’aggettivo “naturalistica” indica anche che chi vuole praticare seriamente la la fotografia naturalistica se è fotografo deve diventare naturalista. Non bastano attrezzature e ottima tecnica fotografica per riprendere gli animali selvatici nel loro ambiente: è necessario conoscerli a fondo, imparare sempre qualcosa con infinita umiltà da coloro, e sono sempre tanti, che li conoscono meglio di noi. E lo stesso, all’inverso, vale per coloro che si sentono più naturalisti che fotografi: non basta conoscere benissimo una specie per saperla fotografare, se intendiamo per fotografia qualcosa che vada al di là della semplice riproduzione.

Ovviamente in un tipo di fotografia altamente tecnica quale è la fotografia naturalistica i gradi di libertà che il fotografo può sfruttare per rendere personale un’immagine non sono molti: in certe condizioni di distanza o di difficoltà si scatta e basta, non c’è nemmeno il tempo di pensare. Ma quando il tempo c’è bisogna farlo, ed avere sempre dentro questa tensione a interpretare ed a esprimere qualcosa che vada oltre l’immagine pura e semplice: l’emozione.

Le fotografie di animali selvatici presentate in “Orme selvagge” sono state tutte scattate in ambiente naturale e in condizioni di assoluta libertà dei soggetti.
 

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