Fotografia naturalistica e trappole fotografiche - intestazione
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Elogio della foto imperfetta



 
Nel 1874 Monet presentava un suo lavoro che diventerà famosissimo e viene anche oggi riconosciuto come il manifesto dell'impressionismo. Il quadro si chiamava "Impression: soleil levant", ed era inserito in una mostra che un gruppo di pittori quali Sisley, Pizarro, Cezanne, Renoir, Boudin oltre allo stesso Monet avevano organizzato in polemica col prestigioso "Salon des Artists". E' cosa nota che il famoso critico Luis Leroy nella sua recensione della mostra definì "impressionisti" in senso dispregiativo quei pittori, e parlando del quadro di Monet addirittura scrisse che un disegno preliminare per un modello di carta da parati gli sembrava più compiuto di quell'abbozzo di paesaggio marino. Ovviamente la storia dell'arte può dirci oggi che questo signore fece un errore madornale, ma se siamo sinceri si tratta di un errore che è comprensibile se si tiene conto del fatto che il gusto medio del tempo gli impediva di considerare un capolavoro un quadro in cui non c'era dettaglio e in cui i tratti erano (...sembravano) appena abbozzati. Oltretutto, come si sarebbe potuto pensare che un quadro dipinto "en plein air" forse in una, due ore al massimo, potesse valere più di un paesaggio dipinto in studio in giorni e giorni di duro lavoro e di ricerca del particolare, dove le foglie degli alberi dalla più grande alla più piccola erano tutte distinte e separate fra loro? Non per nulla le opere di quei pittori, che da allora si chiamarono "impressionisti" venivano sistematicamente rifiutate al "Salòn" che si organizzava al Louvre con cadenza biennale.

Mi è venuta in mente questa storia mentre pulivo la mia Canon 5d mark II, con il suo sensore da 21 megapixel, filtri antirumore e possibilità di ripresa molto superiori alla reflex analogica che usavo fino a non molto tempo fa, e che tempo fa avrei pensato potessero rasentare la perfezione. Ma cos'è una foto perfetta? Certamente la perfezione è un assunto filosofico, non esiste se non come concetto astratto, eppure la fotografia naturalistica ha sempre cercato la foto virtualmente perfetta, intesa come massima definizione possibile, luce diffusa in grado di esaltare il contrasto ed evidenziare il dettaglio, massima nitidezza e profondità di campo. Addirittura c'erano fotografi famosi (...per fortuna loro e nostra ancora in attività) e riviste specializzate che, vent'anni fa o anche più, consideravano quella della massima nitidezza una regola, una "conditio sine qua non", ecco allora primi piani di anatidi o garzette dove vengono evidenziate barbule e goccioline d'acqua su remiganti e copritrici, colori saturi, luce perfetta. Questa regola vale anche oggi, a giudicare da quello che si riesce a pubblicare su libri e riviste. Nitidezza, contrasto, saturazione, contributo dello sfocato: la Foto Perfetta.

Eppure... Eppure la perfezione non è detto che sia sinonimo di espressione, e non è detto che dia emozioni: non sempre la perfezione emoziona. Nella ricerca della Foto Perfetta rischiamo di dimenticare che la fotografia, intesa come arte figurativa, deve esprimere ed emozionare, perchè altrimenti può interessare solo al suo autore, mai a qualcun altro. Se una fotografia non comunica nulla non interesserà a nessuno: l'immagine dell'ammaccatura della mia auto, anche se perfetta, interesserà solo il perito dell'assicurazione, ma ho qualche dubbio sul fatto che possa emozionarlo. Devo confessare che le foto perfette mi piacciono molto. A volte mi fanno restare a bocca aperta per la meraviglia... ma difficilmente mi fanno provare emozioni. Troppo pulite. Troppo pettinate. Irreali, forse, come immagini delle idee di platonica memoria, come archetipi.
Il fatto è che la foto perfetta descrive una realtà interessante perchè ci mostra quello che normalmente non è accessibile ai nostri sensi, per questo la guardo, per questo mi stupisce e mi interessa. Ma l'emozione è un'altra cosa. Non attiene alla sfera della conoscenza, ma a quella dei sentimenti e dell'esperienza. Alla vita nella sua essenza. Purtroppo sulla mia reflex digitale di ultima generazione manca il tastino "Emotion enhancement", ma niente paura vedrete che prima o poi lo faranno... temo però che si limiterà ad aumentare il contrasto e a sottoesporre di mezzo stop, o qualcosa del genere.

Non sempre perfezione ed emozione vanno d'accordo, è un fatto. Ma forse è la definizione stessa ad essere sbagliata: semplicemente una foto perfetta non è necessariamente una immagine dal contrasto equilibrato che ci restituisce dovizia di particolari e che rispetta la regola dei terzi... forse a pensarci bene non si può nemmeno dare una definizione di foto perfetta, perchè un'immagine fotografica, come un quadro, suscita un'emozione che non è misurabile ed è diversa per ciascuno, e allora ben vengano le regole di composizione, ben venga la tecnologia a darci una mano a scattare fotografie più equilibrate, a restituirci colori più puliti. Ma non dimentichiamo che tutte queste cose ci debbono servire per trasmettere emozioni, e allora una foto è "perfetta" solo quando suscita un'emozione in molte persone. E' una definizione debole, ma è tutto quello che davvero si può dire. Come fotografo devo sentirmi appagato quando mi sento dire "che bello!" non tanto quando mi sento dire "come hai fatto?". Per un fotografo naturalista, poi, la bellezza è nella natura, è soprattutto il soggetto che emoziona: suo compito è quello di mettere in evidenza una bellezza che c'è già, trasmettendo emozioni che è la natura a produrre nell'uomo. 

Il progresso tecnologico, la corsa ai megapixel, il superamento continuo di limiti tecnici non devono farci dimenticare che i nostri sensori ultramoderni devono registrare e trasmettere emozioni, non semplicemente stupire con le loro performances. Potrebbe darsi il caso che una foto imperfetta, magari non proprio nitidissima, oppure con un contrasto non equilibrato, oppure ancora limitata da una inquadratura imprecisa secondo i canoni classici o sporcata da rametti o steli d'erba trasmetta emozioni più intense rispetto a una immagine pulitissima, equilibrata e nitidissima, chissà, forse perchè la vita e l'esperienza sono anch'esse imperfette, impastate di errori, imprecisioni e schizzi di fango. In fondo, anche l'evoluzione nasce da imperfezioni genetiche.

 

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