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Ecologia trofica del lupo (Canis lupus) in Europa ­ Biologia della specie
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1.12 STATUS LEGALE

Attualmente, il lupo è incluso nella Lista Rossa delle specie minacciate
dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle
Risorse Naturali (IUCN) come specie "vulnerabile".
La CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of
the Wild Fauna and Flora (3.3.1973)) elenca il lupo nell'Appedice II
(specie potenzialmente minacciate), con l'eccezione di Bhutan, Pakistan,
India e Nepal dove è inserito nell'Appendice I (specie in pericolo di
estinzione). Anche la Direttiva CE Habitat (92/43 del 21.5.1992) inserisce
il lupo nell'Appendice II (specie che necessita di conservazione
dell'habitat) e nell'Appendice I (specie particolarmente protette) con
l'eccezione delle popolazioni spagnole a nord del fiume Duero, le
popolazioni greche a nord del 39° parallelo, e le popolazioni che
occupano in Finlandia l'area di allevamento estensivo della renna, dove i
lupi sono inseriti nell'Appendice V.
I lupi sono inclusi anche nell'Appendice II (specie strettamente protette)
della Convenzione di Berna (Convention on the Conservation of
European Wildlife and Natural Habitats, 19.9.1979).
In Italia, nel 1971 è stato approvato un D.M. con validità biennale che
prevedeva il divieto d'esercizio venatorio sul lupo su tutto il territorio
nazionale. Nel 1973 è stato rinnovato da un altro D.M. a validità
triennale. Nel 1976 segue un altro D.M. che approva la protezione totale
e proibisce l'uso dei bocconi avvelenati.
La legge sulla caccia 968 del 1977 e la successiva 157/1992 inserisce il
lupo nelle specie "particolarmente protette".
Questa condizione è stata definitivamente ribadita dal D.P.R. n°357/1997
che attua la cosiddetta direttiva "Habitat" comunitaria 92/43/CEE.
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Anche la legge sulle aree protette 394/91 interviene a tutela della specie
regolando i rimborsi alla zootecnia all'interno delle aree protette.
La Regione Toscana, a seguito del "Seminario Internazionale sulla
Biologia e Gestione del Lupo", con la delibera n° 504/94 promuove un
piano di indirizzo regionale per la tutela del lupo in Toscana e con la
successiva L.R. 72/94 "Danni causati al patrimonio zootecnico da animali
predatori o da eventi meteorici. Delega di funzioni e finanziamenti
regionali" attua un sistema di rimborso per gli eventuali danni causati dal
predatore.
Nell'ultima edizione della Lista Rossa degli animali vertebrati d'Italia, è
inserito come VU (vulnerable) secondo la categoria IUCN.
Nonostante la legislazione garantisca uno status particolarmente
protetto, tuttora la persecuzione diretta da parte dell'uomo costituisce il
principale fattore di mortalità del lupo in Italia. Tale fenomeno è legato
non solo ai danni effettivi, quali la predazione sui domestici, per i quali
peraltro sono previsti specifici finanziamenti dalle normative regionali, ma
anche ai notevoli retaggi culturali e i pregiudizi che si mantengono tuttora
vivi. Il conflitto è elevato anche con i cacciatori, che vedono nel lupo un
"competitore" nella caccia al cinghiale.
1.13 PROBLEMI DI CONSERVAZIONE DEL LUPO IN ITALIA

Nonostante alcune misure di protezione siano apparse fondamentali nel
favorire l'incremento del numero e dell'areale del lupo negli ultimi 35
anni, non esistono dati certi sulle relazioni causali tra interventi di
gestione (per esempio la protezione legale) ed i relativi effetti sulla
popolazione del lupo stesso in un contesto nazionale. Ad esempio non
disponiamo di dati sulla riduzione della mortalità illegale.
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Non sono state impostate strategie di conservazione che prevedessero e
coordinassero validi interventi per la risoluzione di aspetti critici quali il
bracconaggio, il randagismo di cani domestici, la gestione della
zootecnia e la tutela di habitat critici.
Il recupero del lupo negli ultimi anni sembra dovuto, principalmente alla
capacità di adattamento della specie a condizioni ambientali
antropizzate, unitamente ad una serie di fortunate circostanze storiche,
ambientali, sociali e ad interventi gestionali come il mantenimento di aree
protette e le reintroduzioni di ungulati selvatici, non direttamente mirati
alla conservazione del lupo (Ciucci e Boitani, 1998).
Una possibile strategia di conservazione del lupo già delineata (INFS,
1996) propone alcuni punti fondamentali:
1
l'attenuazione o risoluzione dei conflitti con le attività antropiche e
di interesse economico;
2
la creazione di un organismo tecnico che si occupi della raccolta e
integrazione dei dati, della definizione della strategia di conservazione e
della valutazione dell'efficacia degli interventi;
3
la non compatibilità, allo stato attuale delle cose, di interventi di
controllo diretto sul lupo;
4
la necessità di una revisione dell'attuale quadro normativo sul
randagismo (L.N. 281/91).
In tale contesto l'applicazione della legge dovrebbe tener conto delle
diverse situazioni presenti sul territorio nazionale, sia per quanto
riguarda interventi sul lupo (protezione e reintroduzione), che per l'attività
zootecnica (sistemi di prevenzione, indennizzo danni, ecc.) ed altre
componenti ambientali ed antropiche (popolazione di ungulati selvatici,
attività venatoria,ecc.).
La presenza di alcuni grandi carnivori nel continente europeo come orso
(Ursus arctos), lince (Lynx linx) e lupo è da sempre una misura della
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biodiversità ambientale: la sopravvivenza delle popolazioni di predatori
dimostra il contributo dei Paesi europei alla conservazione della
biodiversità globale.
Nella conferenza tenutasi nel 1995 in Abruzzo ben 17 Nazioni avevano
sviluppato un programma per la conservazione dei grandi carnivori
europei complesso e dinamico in quanto doveva considerare non solo
fattori ecologici, ma anche economici, politici e culturali delle diverse
Nazioni coinvolte.
Dalla conferenza tenutasi a Strasburgo nel 2000 è stato ribadito un
elemento fondamentale per la conservazione delle popolazioni europee
di lupo: la riduzione dei conflitti internazionali e la creazione di un piano
di intervento unico fra i Paesi che vantano la presenza di questo
predatore nel proprio territorio.
Fin dal Congresso di Berna si era basato il successo del programma per
la conservazione del lupo su una commissione internazionale di esperti:
ogni rappresentante avrebbe dovuto definire il Programma di Gestione
adatto ai branchi studiati nel Paese di appartenenza, con un impegno,
ogni due o tre anni, di farlo revisionare da una commissione nazionale
formata da esponenti scientifici e politici.
Boitani (2000) fa notare che la distribuzione attuale del lupo (come di altri
grandi carnivori) si frammenta in un habitat discontinuo, dove prevale la
presenza umana. Ovviamente nel definire il proprio territorio un branco
non tiene conto dei confini politici; la possibilità di spostamenti dei
branchi o colonizzazioni naturali di aree lontane da parte di individui in
dispersione è legata al mantenimento di corridoi ecologici fra i vari Parchi
e Riserve distribuiti nel continente europeo.
Si rende necessaria una collaborazione fra le Nazioni nello stendere i
programmi di monitoraggio e intervento sulla fauna e di tutela degli
habitat naturali.
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Il conflitto con le attività umane è la causa principale della mortalità del
lupo. Quindi un efficace intervento, volto a migliorare la sopravvivenza
degli esemplari, deve impegnarsi a fare accettare il lupo dalle comunità
locali e ridurre i casi di bracconaggio. Dal Piano di Azione di Strasburgo
(Boitani, 2000) si rileva come sia stato utile in alcuni Paesi (Canada,
U.S.A. e Germania) aver coinvolto nella stesura del programma di
gestione della fauna locale i rappresentanti delle città interessate, che in
questo modo si sentivano responsabilizzati e motivati a rispettarne i
precetti.
Diffondere una completa conoscenza sui benefici che la presenza del
lupo apporta ai Paesi che ospitano Parchi e Riserve è un buon
stratagemma per rendere i lupi più accettati dalle economie locali:
specialmente mostrare l'eco-turismo come una fonte di sviluppo o
ripresa di attività alberghiere, nascita di cooperative che svolgono attività
di guida e organizzazione di musei nelle aree protette.
In Scandinavia la situazione del lupo è controversa: ci sono aree in cui la
dimensione piccola dei branchi rende necessario un piano di controllo
che si concentri sulla riduzione del tasso di mortalità e quindi sul divieto
di caccia.
Nelle zone dove la presenza del lupo è consistente, prevalgono gli
interessi di cacciatori e pastori: in Norvegia, nel 2000 e nel 2001,
rispettivamente, 4 e 10 lupi sono stati abbattuti legalmente (Nilsson,
2003).
Un elemento cardine nel piano francese sono i provvedimenti legislativi
(incentivi alla pastorizia, controlli di esperti sui danni fatti dal lupo o da
altri predatori) ed ecologici (controlli della distribuzione e abbondanza di
prede, corridoi ecologici ). Deve peraltro essere ricordato come la
Francia prevede la possibilità di effettuare abbattimenti di individui
ritenuti problematici.
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Approccio analogo è seguito dalla Svizzera che consente l'abbattimento
di lupi cui venga ascritta una predazione superiore alle 50 pecore.
E' opportuno ricordare l'importanza della ricerca scientifica per
incrementare e migliorare il bagaglio di conoscenze utili ai fini di una
valida gestione, e come una corretta informazione del pubblico e delle
parti interessate possano rappresentare una svolta importante per la
conservazione della specie.
Una specie, quella del lupo, che ha mostrato in Europa e Nord America
una straordinaria capacità di adattamento e coesistenza con la presenza
umana sempre più pressante.