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Dieta del Lupo nel Parco dei Cento Laghi
5.2 Censimento del Lupo
Per le metodologie relative al censimento del Lupo si è fatto riferimento a
Ciucci (1999).
Il Lupo, data la sua elusività, la bassa densità e gli ambienti forestali in cui vive, è
uno tra i mammiferi terrestri più difficili da censire.
Tra i metodi diretti si passa dalle stime effettuate tramite ululato indotto
(wolf-howling) a campionamenti aerei delle tracce su neve ed a stime ottenute
tramite radiotelemetria.
Più spesso sono applicati i metodi indiretti che rappresentano indici di
abbondanza da confrontare tra zone e periodi diversi.
Si tratta delle statistiche degli esemplari abbattuti, del numero di lupi osservato o
degli ululati ascoltati dai cacciatori, del numero di cacciatori che hanno riscontrato
escrementi e/o tracce di Lupo, del numero di escrementi raccolti per settimana su
strade forestali.
In Italia i censimenti del Lupo a livello locale sono stati effettuati principalmente
attraverso due tecniche: la conta delle tracce su neve e il "wolf-howling".
5.2.1 Censimento del Lupo su neve
In Italia, la conta delle tracce su neve si delinea come una delle poche
modalità di censimento del Lupo utilizzabili in ambiente montano. La conta degli
individui può essere realizzata all'interno di una o più aree campione considerate
rappresentative. Per specie quali i grossi ungulati si deve necessariamente procedere
con una stima per aree campione, mentre per i grossi carnivori, come l'orso, la lince e
il Lupo, che hanno ampi territori e vivono a densità molto basse, generalmente si
effettuano censimenti veri e propri.
A-Descrizione della tecnica
Sono definiti su base opportunistica, includendo preferenzialmente le zone di
massima possibilità di presenza e di passaggio dei lupi, i settori e i circuiti di
campionamento. Il numero di operatori è la variabile critica che limita il numero di
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settori e circuiti realizzabili, ed è direttamente correlata con la rappresentatività e
affidabilità dei risultati finali.
Ciascun circuito è assegnato ad una squadra d'operatori che lo percorrono a
piedi, con racchette da neve o con sci da fondo dopo una nevicata estesa e trascorso
un periodo da 36 a 48 ore. Tale intervallo è un compromesso:
Periodi d'attesa più brevi non lascerebbero ai lupi il tempo sufficiente per compiere
gli spostamenti estesi di un ciclo di attività.
Periodi più lunghi complicherebbero l'interpretazione delle tracce e la loro
assegnazione a individui e/o branchi esclusivi a causa degli spostamenti di andata e
ritorno da parte dei lupi stessi o di altra fauna.
La percorrenza dei circuiti di rilevamento deve avvenire contemporaneamente in tutti
i circuiti e in tutti settori prestabiliti.
La profondità media della neve adatta per l'effettuazione dei censimenti
dovrebbe essere di 8-20 cm. In neve troppa profonda, lo spostamento dei lupi può
essere limitato, prevalentemente alle quote più basse e gli operatori riscontrano delle
difficoltà nell'incedere. La nevicata deve interessare l'area intera da censire e coprire
interamente le tracce preesistenti sul territorio o perlomeno renderle illeggibili.
Il vento, la temperatura elevata, la pioggia e la nebbia possono rendere illeggibili le
tracce fresche anche nell'arco di una sola giornata.
Le tracce di Lupo intercettate devono essere seguite per un tratto variabile da
100 a 500 m, sufficiente a rilevare le informazioni necessarie. Per evitare di
disturbare i lupi, avvicinandosi troppo, è buona regola seguire le tracce, sopratutto
quelle fresche, in senso opposto alla direzione di marcia.
Dopo la lettura di tutti i circuiti, vengono confrontati i risultati relativi ai circuiti tra
settori adiacenti. Viene stabilita o meno la continuità delle tracce, per arrivare ad un
numero minimo e conservativo degli individui e dei branchi oggetto di censimento. È
generalmente impossibile la distinzione degli individui e/o branchi in base alle sole
impronte o alla distanza dei settori, perciò la copertura simultanea di più settori tra
loro è un requisito fondamentale. Tracce seguite da operatori diversi in settori non
contigui e distanti più di 20-30 km in linea d'aria possono appartenere allo stesso
branco.
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Se risultano dubbi in fase di sintesi del censimento, come per esempio incertezze
relative all'assegnazione delle tracce, è importante procedere il più presto possibile
con sopralluoghi mirati, il cui scopo è di seguire il più possibile le tracce, senza
percorrere interamente il circuito prestabilito.
Secondo la strategia, lo sforzo di campionamento e le condizioni ambientali,
il livello di dettaglio raggiunto può variare dalla possibilità di stabilire la presenza o
meno del Lupo nell'area di studi, identificare le zone in cui il Lupo è maggiormente
presente, stimare la dimensione e la composizione di alcuni branchi locali fino ad
effettuare, nel caso ideale, un censimento vero e proprio.
Dopo l'interpretazione e la discussione dei risultati ottenuti nell'ambito di una
giornata di studi conclusiva a cui partecipano idealmente tutti gli operatori impiegati
è prodotta una relazione finale, contenente oltre ai risultati, il sistema di
campionamento utilizzato e delle mappe allegate.
B-Impronte
La postura del Lupo è digitigrada, che significa che la zampa prende contatto
con il terreno non con l'intera superficie del piede, ma esclusivamente a livello delle
dita e del cuscinetto plantare. I segni delle unghie sono ben visibili e il cuscino
plantare è in posizione centrale, di forma triangolare lobata. Nell'impronta sono
visibili solo quattro dita, il relitto del primo dito (lo "sperone") si trova solo sugli arti
anteriori e in posizione sopraelevata rispetto al cuscinetto plantare, non entrando in
contatto col terreno. (Ciucci e Boitani 1998a)
L'impronta del Lupo è simile per la forma a quella di altri canidi selvatici presenti in
Italia, come la volpe o lo sciacallo dorato, sebbene abbia dimensioni maggiori.
L'impronta di una grossa volpe può misurare 5 x 4 cm, mentre quella di un Lupo
adulto può raggiungere i 10-12 x 8-10 cm, con l'impronta posteriore leggermente più
piccola dell'anteriore.
Cani di taglia media-grossa lasciano impronte pressoché indistinguibili da quelle del
Lupo. L'impossibilità è stata definitivamente dimostrata da accurati studi specifici, in
cui sono state confrontate statisticamente forma e dimensioni delle impronte sia di
Lupo, sia di diverse razze canine di taglia simile (Ciucci 1999).
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La pista del Lupo può essere distinta da una pista di cane, perché è caratterizzata da
una direzione di viaggio assai costante, con pochissimi ritorni, deviazioni,
conversioni, indecisioni o scarti laterali (Ciucci 1999).
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C-Applicazione del metodo
Per attuare un censimento, mediante ricerca dei segni di presenza del lupo su
neve nel Parco dei Cento Laghi, sono state messe in atto le seguenti attività:
-
ricerca e mappatura di un sufficiente numero di itinerari percorribili dopo
una nevicata, la cui distribuzione coprisse nel modo più omogeneo possibile
l'intera area di studio;
-
formazione degli operatori di campo;
-
organizzazione logistica;
-
effettuazione del censimento;
-
verifica sul campo delle situazioni dubbie (sopralluoghi mirati).
Quarantotto ore dopo la nevicata (altezza neve circa 20 cm) dei giorni 23
gennaio 2000 e 20 gennaio 2001, sono stati effettuati due censimenti basati sulla
ricerca e la mappatura di segni di presenza di lupo.
Durante tali censimenti, sono stati effettuati contemporaneamente 17 percorsi sui
crinali principali e secondari presenti tra il Passo della Cisa e il Passo del Lagastrello,
ricercando tracce ed escrementi (tabella 1). L'operazione è stata resa possibile grazie
alla partecipazione di 31 studenti universitari e di volontari che sono stati preparati
nel corso di due incontri preliminari. Le segnalazioni di incerta attribuzione sono
state verificate il giorno seguente dai coordinatori.
Durante il censimento del 2001 non è stato possibile completare tutti i transetti a
causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli.
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Numero del
percorso
Località iniziale
Località finale
1
Groppo del Vescovo
Passo del Cirone
2
Berceto
Passo del Cirone
3
Passo del Sillara
Graiana
4
Rifugio Lagdei
Monte Tavola
5
Rifugio Lagdei
Lago Pradaccio
6
Lago Scuro
Capanne di Badignana
7
Passo della Colla
Valditacca
8
Monte Navert
Groppo Fosco
9
Grammatica
Groppo Fosco
10
Poggio del Tesoro
Poggio dello Zucchero
11
Poggio dello Zucchero
Monte Navert
12
Prato Spilla
Lago Verde
13
Rigoso
Lago Verdarolo
14
Cima Nuda
Monte Ronco Bora
15
Selvapiana
16
Poggio del Tesoro
Passo Zibana
17
Agna
Monte Caio
Tabella 1:
Itinerari percorsi durante il censimento del 23/01/00
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5.2.2 L'ululato come strumento di censimento dei lupi (wolf-howling)
L'ululato è costituito da 2 a 12 armonici, e il suono fondamentale ha una
frequenza da 150 a 640 Hz. (Theberge e Falls 1967)
Un ululato individuale può durare da 0,6 a 8,2 secondi e una sessione di ululati da
meno di 10 secondi ad alcuni minuti per un individuo isolato. (Harrington e Mech
1978)
Si definisce ululato corale quando tre o più individui di un branco ululano insieme.
(Klinghammer e Laidlaw 1975) Un coro può durare da 30 a 123 secondi (Harrington
e Mech 1978).
Gli ululati in coro sono iniziati da un animale (di alto rango) e dopo uno o due
ululati, due o tre individui si avvicinano al primo lupo e iniziano a ululare uno dopo
l'altro. Il resto del branco si unisce all'ululato dei primi, "en masse"; questo spiega la
difficoltà di determinare con precisione il numero d'individui di un branco con la
tecnica del wolf-howling (Harrington e Mech 1982).
Alcune sessioni possono succedersi, sia per gli ululati individuali, sia per gli ululati
in coro.
L'ululato dei lupi è udibile a 6,2 km per gli umani e a più di 10 km per i lupi in
ambiente boschivo e a più di 16 km per gli umani in ambiente aperto (Harrington e
Mech 1978).
Nel 1960, Pimlott ha proposto una nuova tecnica per localizzare i lupi: dopo
aver limitato la zona dove si possono trovare i lupi vengono emessi degli ululati
preregistrati e si ascoltano le risposte dei lupi.
I primi risultati non sono stati soddisfacenti, in considerazione della limitata capacità
degli apparecchi dell'epoca per riprodurre i suoni.
Nel 1961, Joslin ha cominciato ad utilizzare questa tecnica, ma si è accorto che
otteneva dei risultati migliori ululando direttamente a voce.
Da questo momento in poi, la tecnica è stata diffusamente applicata per valutare il
numero dei branchi di lupi, stabilire il loro home-range e i loro spostamenti. Usando
solo il wolf-howling è impossibile contare gli individui con precisione, perché gli
ululati dei lupi giovani e degli adulti subordinati consistono in modulazioni rapide di
frequenza che aumentano la complessità del coro e rendono l'individualizzazione dei
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soggetti impossibile, anche usando sonogrammi di registrazioni d'alta qualità
(Harrington e Mech 1982).
Filibeck et al. hanno usato un analizzatore di frequenza che forniva uno spettro degli
ululati di due lupi, un ibrido Lupo x cane e un cane: hanno così dimostrato che è
possibile distinguere e contare gli individui che partecipano ad un ululato in coro, se
è esclusivamente composto di adulti (Filibeck et al. 1982).
D'altra parte, certi individui subordinati possono stare silenziosi mentre gli altri
membri del branco ululano. Sopratutto d'estate è molto probabile che alcuni degli
animali siano assenti. Siccome individui solitari non rispondono quasi mai agli
ululati, il loro conteggio è quasi impossibile con questa tecnica (Harrington e Mech
1982).
Boscagli (1982) ha suggerito di limitare l'uso del wolf-howling ai mesi di maggior
disponibilità di risposta, che vanno da ottobre a fine febbraio, per non rischiare di
disturbare inutilmente questa specie già tanto minacciata in Europa.
La tecnica può invece essere applicata durante tutto l'anno, in regioni nelle quali
l'assenza del Lupo è stata confermata, per studiare il fenomeno dei cani randagi
(Boscagli 1982).
In Canada, alcuni Parchi Nazionali hanno aperto le sessioni di wolf-howling
al pubblico, creando momenti ed occasioni di educazione ambientale per turisti e
appassionati e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica in generale. Nella stessa
occasione, il personale del parco ha potuto osservare le reazioni del pubblico (Carbyn
1975).
Applicazione del metodo
Al fine di coprire uniformemente il territorio del Parco, sono stati individuati
12 punti di monitoraggio per l'emissione di ululati pre-registrati.
Per riuscire a monitorare in una stessa notte tutti i 12 punti stabiliti, sono stati scelti
siti raggiungibili in macchina; in corrispondenza d'ogni punto di rilevamento, sono
stati emessi tre ululati della durata di un minuto e mezzo, intervallati da pause di pari
lunghezza durante le quali si ascoltavano eventuali risposte.
Per localizzare i siti riproduttivi, sulla base delle maggiori probabilità di risposta
(Ciucci e Boitani 1998a), e per l'impossibilità di percorrere in macchina tutte le
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strade del Parco durante il periodo invernale, è stato scelto il periodo che va da luglio
ad ottobre.
Nei mesi di luglio, agosto ed ottobre 2000 e di giugno e luglio 2001 sono state
effettuate complessivamente 5 notti di wolf-howling.
La rete di strade percorribili da un automezzo è, nel Parco dei Cento Laghi, piuttosto
limitata e non consente di raggiungere con l'emissione degli ululati pre-registrati
alcune aree molto boscate, poco disturbate e di difficile accesso; in tabella 2 vengono
elencati i siti utilizzati per le emissioni degli ululati pre-registrati e per l'ascolto delle
risposte dei lupi.
Sito di emissione/ascolto n°
Località
1
Cancelli
2
Lago Pradaccio
3
Rifugio Lagoni
4
Passo della Colla
5
Fontanabona
6
Prato Spilla
7
Monte Bastia
8
Poggio del Tesoro
9
Groppo Torsello
10
Sivizzo
11
Passo del Cirone
12
Passo del Sillara
Tabella 2:
Siti di emissione degli ululati pre-registrati
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5.3 Censimento degli ungulati
Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un incremento delle popolazioni di
capriolo e cinghiale e ad una loro espansione territoriale soprattutto nella fascia
collinare e montana della Provincia di Parma. La forte riduzione di alcune attività
agro-silvo-pastorali nelle zone montane, la quasi totale assenza di predazione
naturale legata alla scomparsa dei grandi carnivori, unitamente ad un prelievo
venatorio più attento, hanno reso possibile l'espansione spaziale e numerica delle due
specie. Nel caso del cinghiale, va aggiunto che è stato oggetto di massicci
ripopolamenti con individui provenienti da popolazioni alloctone, caratterizzate da
maggiori dimensioni e più elevata prolificità.
Nel 1998 il Parco dei Cento Laghi ha incaricato l'Università di Parma di valutare la
consistenza numerica degli ungulati nel pre-parco, in particolare del capriolo. I
risultati ottenuti sono stati oggetto di una relazione in cui si evidenziano delle
marcate differenze fra le densità di caprioli in Val Parma (25,5 capi/100 ha), in Val
Bratica (1,3 capi/100 ha) ed in Val Cedra (8,3 capi/100 ha). Dai dati raccolti emerge
che le maggiori densità sono riscontrabili a ridosso dei confini del Parco, suggerendo
una sua funzione di serbatoio (source) faunistico.
Il proseguimento delle indagini nel 2000 ha permesso di valutare l'effettiva densità
attuale delle popolazioni di ungulati ed ha dato indicazioni quantitative per una
corretta gestione dell'attività venatoria, fornendo inoltre un dato confrontabile con gli
anni scorsi e con quelli futuri. Il monitoraggio ha, infine, evidenziato come la
dinamica delle popolazioni di ungulati selvatici sia conseguenza dei diversi tipi di
gestione venatoria attuati nei diversi comprensori di gestione faunistica-venatoria.
A-Metodo d'indagine
L'elevato indice di boscosità (circa il 70%, dato ISTAT) rilevato nel pre-
parco è stato il principale fattore che ha indirizzato la scelta verso la predisposizione
e la realizzazione di metodologie standard di censimento del capriolo e cinghiale
basate sull'utilizzo di battute in aree campione (Strandgaard 1972; C.E.M.A.G.R.E.F.
1984; Lovari 1989) La tecnica della battuta viene ritenuta comunemente la più
affidabile in ambienti forestali, fatta eccezione per il metodo Lincoln-Petersen che
però è estremamente impegnativo, sia sotto l'aspetto operativo, che economico, in
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quanto richiede la cattura e marcatura di almeno il 60% della popolazione. In genere
altre metodologie tendono, in tali ambienti, a sottostimare fortemente la densità del
capriolo.
L'applicazione dei censimenti in battuta su aree campione (mantenendo nel tempo le
stesse aree di censimento) rende invece possibile la standardizzazione dei rilevamenti
annuali e la valutazione dinamica dei risultati. Il principale fattore limitante per
l'applicazione di questo metodo è la necessità di un elevato numero di volontari per
l'esecuzione dei censimenti.
Il metodo delle battute campione ha permesso di definire una densità media sui dati
ricavati da più aree di battuta. L'estrapolazione dei dati ha consentito di definire la
densità degli animali sull'intera area di studio.
Il metodo consiste nel circondare con gli operatori un'area boscata disponendoli su
quattro lati, uno dei quali mobile. Gli animali vengono spinti tramite il movimento
degli operatori del lato mobile verso gli osservatori. I battitori sono disposti lungo un
fronte rettilineo; è necessario che esso rimanga allineato e che ciascun battitore non
perda mai il contatto visivo con quelli che si trovano ai suoi lati. Gli osservatori
(poste) sono disposti su tre lati a chiudere la zona coperta dalla battuta. Le poste sono
preferibilmente disposte in una zona dove siano presenti buone condizioni di
visibilità (un sentiero, una tagliata, una strada, ecc.).
Sia il numero di osservatori fissi, che quello dei battitori, dipendono dalla topografia
del luogo. La distanza fra i battitori deve in generale essere compresa fra i 5 e i 10
metri, mentre la distanza fra le poste è generalmente maggiore ed è compresa fra i 25
e i 50 metri. Complessivamente sono necessarie da 1 a 3 persone per ettaro di
superficie da censire.
Le osservazioni sono state registrate su apposite schede consegnate ai battitori ed agli
osservatori prima dell'inizio della battuta. Sono stati contati tutti gli animali che sono
usciti dall'area di battuta passando tra un operatore e l'altro; l'annotazione è stata
effettuata solo dall'operatore alla cui sinistra è passato l'animale. Non sono stati
annotati gli animali che sono stati visti transitare all'interno della battuta. In tal modo,
confrontando anche gli orari in cui sono stati annotati gli avvistamenti, sono stati
evitati i doppi conteggi e conseguenti sovrastime.
Le battute sono state effettuate nelle aree boscate del pre-parco tenendo conto delle
condizioni di visibilità e della distribuzione degli animali sul territorio, che deve
essere tendenzialmente omogenea. Queste due esigenze vengono soddisfatte, per il
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capriolo, tra metà Aprile e primi di Maggio. In questo periodo i caprioli sono
distribuiti omogeneamente sul territorio (territorialità e scioglimento dei gruppi
invernali), la vegetazione è in ripresa (primo verde), ma non ancora lussureggiante e
non è ancora il periodo dei parti.
Per il cinghiale, il metodo delle battute su aree campione risulta meno
attendibile rispetto al capriolo, in quanto si tratta di animali gregari e non
omogeneamente distribuiti sul territorio; essi vivono in gruppi, talvolta numerosi e
sono caratterizzati da elevata vagilità. Tuttavia tale metodo rimane l'unico applicabile
per ambienti di questa natura. Un censimento di questo tipo ha permesso di stimare il
numero di animali presenti nella zona, ha fornito indicazioni sul rapporto tra giovani
ed adulti, utili informazioni per l'elaborazione di un eventuale piano di abbattimento
e consentirà un'analisi dei trend demografici nel corso degli anni.
B-Applicazione del metodo
Al fine di poter utilizzare la stessa area di battuta per censire entrambe le
specie, le sue dimensioni devono essere comprese tra 80 e 100 ha; infatti, per il
capriolo, che all'inizio della primavera è uniformemente distribuito sul territorio,
sono sufficienti 30 ha di area di battuta, ma per il cinghiale, che è una specie
gregaria, è necessaria una superficie di battuta non inferiore a 80 ha. Inoltre l'utilizzo
di aree di battuta estese presenta il vantaggio di evitare che, durante le operazioni di
posizionamento degli operatori, gli animali, allertati, abbandonino l'area di battuta,
provocando una sottostima della consistenza numerica.
Ogni area è stata individuata e delimitata su carta topografica in scala 1:10.000 e
successivamente sono stati individuati e contrassegnati sul campo, con appositi
segnali in materiale plastico, i punti di appostamento per gli osservatori e quelli di
partenza per i battitori. Queste operazioni sono state eseguite con almeno tre
settimane di anticipo rispetto allo svolgimento delle battute, dopo di che, gli animali
non sono più stati disturbati.
Nelle settimane precedenti allo svolgimento del censimento, sono stati eseguiti alcuni
incontri con rappresentanti del mondo venatorio al fine di illustrare loro le aree
campione e di coinvolgerli maggiormente nell'attività. All'Università si è svolto un
incontro con gli studenti volontari al fine di fornire loro nozioni riguardo al metodo
ed al riconoscimento degli animali oggetto di censimento. In tal modo si è venuto a
creare un gruppo preparato e motivato al corretto svolgimento delle battute.
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L'esecuzione del censimento in battuta ha comportato le seguenti fasi:
appello dei volontari presenti;
distribuzione di una scheda di rilevamento e di una cartina della zona
campione ad ogni volontario;
assegnazione dei volontari presenti ai gruppi dei battitori e delle poste;
disposizione degli osservatori lungo il perimetro dell'area di battuta, nel
massimo silenzio possibile;
disposizione dei battitori lungo il fronte di battuta;
svolgimento della battuta, utilizzando almeno tre ricetrasmittenti (una al
centro e due agli estremi del fronte) per meglio coordinare i movimenti dei
battitori. È, infatti, di fondamentale importanza mantenere l'allineamento e
procedere ad una velocità costante lungo tutto il fronte di battuta, in modo da
evitare la formazione di "buchi" o di "sacche" che permettano a qualche
animale di rompere il fronte senza essere avvistato.
Al termine della battuta si è proceduto alla raccolta di tutte le schede per una
prima verifica dei dati sul posto. Gli operatori che hanno segnato degli avvistamenti,
sono stati intervistati singolarmente e messi a confronto con gli altri operatori e con i
coordinatori. La consultazione immediata degli operatori ha permesso di individuare
ed eliminare immediatamente gli eventuali doppi conteggi e di correggere eventuali
errori di compilazione delle schede. I dati così corretti sono stati, successivamente,
rielaborati ed analizzati.
Gli unici dati sulla boscosità disponibili sono i dati ISTAT (Comunità Montana
Appennino Parma Est, 1998) relativi ai comuni di Corniglio e Monchio delle Corti.
Questi dati riportano l'indice di superficie boscata dell'intera area comunale. Da
osservazioni sul campo si può ragionevolmente supporre che l'area dei due comuni
compresa nel pre-parco possieda un indice di boscosità più alto di quello medio
riferito a tutto il comune; tale indice è stato valutato pari al 70%. Siccome l'area del
pre-parco è pari a circa 8.000 ha totali, la superficie boscata risulta pari a circa 5.600
ha.
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Dieta del Lupo nel Parco dei Cento Laghi
Pur essendo il cinghiale l'ungulato più difficile da censire, in quanto specie
fortemente gregaria, mobile e non uniformemente distribuita sul territorio, due fattori
consentono di estrapolare i dati:
-
la scelta di estese aree di battuta (81 ha in media);
-
la rilevante percentuale (8,7%) dell'intera superficie boscata del area di
studio, che è stata oggetto di censimento.
E' stata positiva anche la cooperazione che si è venuta progressivamente a
creare tra persone d'estrazione sociale anche molto distante: cacciatori e studenti. Il
censimento è stato anche occasione per socializzare, per scambiare idee ed opinioni
tra studenti e cacciatori, tra cacciatori di valli ed organizzazioni diverse. Si ritiene
che il censimento effettuato con il metodo delle battute per aree campione
rappresenti un momento di aggregazione sociale molto importante, un momento di
buona visibilità del Parco sul territorio, un momento educativo che può compensare i
limiti indicati in precedenza (difficoltà organizzative, onerosità, ecc.) (Rossi 2001).
1998
2000
Area totale battuta
240 ha
488 ha
Percentuale area battuta sulla superficie totale
3%
6,1%
Percentuale area battuta sulla superficie boscata
4,3%
8,7%
Numero di zone campione
10
6
Superficie media aree campione
23,8 ha
81,3 ha
Giornate necessarie
6
3
Operatori intervenuti (media)
32
96
Tabella 3:
Dati riassuntivi delle aree di battuta
42