Ecologia del lupo (Canis lupus) in Italia e Europa Ecologia alimentare
Università degli Studi di Pisa
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CAP. 3 ECOLOGIA ALIMENTARE DEL LUPO IN
EUROPA
3.1 LA DIETA DEL LUPO IN PROVINCIA DI AREZZO
La valutazione della dieta del lupo in Provincia d'Arezzo è stata condotta
mediante l'analisi di 5044 escrementi raccolti in sei aree della provincia
stessa. Poiché non è stato possibile tracciare i confini netti del territorio
di ogni branco, queste aree rappresentano delle unità di analisi,
omogenee per collocazione geografica e caratteristiche ecologiche, che
possono corrispondere al territorio di diversi branchi.
Fig. 3.1.1 Aree d'indagine (in rosso) in provincia d'Arezzo. Le aree delineate in
nero rappresentano i confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte
Falterona e Campigna (riempimento bianco), delle Oasi di protezione e delle Riserve
naturali della Provincia d'Arezzo (riempimento puntinato). Sigle delle aree in Tabella
3.1.1.
SAF
FC
VS
AC
VT
PM
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Nella Tabella 3.1.1 sono indicate le aree, il numero di branchi stimato
presente in esse e le fonti bibliografiche dei dati.
Tab. 3.1.1 Elenco delle aree d'indagine in provincia di Arezzo,con le relative sigle, il
numero di branchi presenti nell'area e le fonti bibliografiche relative a ciascun area.
Area
N° branchi
Fonti bibliografiche
Foreste
Casentinesi (FC)
1
Mattioli et al. 1995, Mattioli et al. 2004, Mattioli
et al. in prep.
Alto Mugello (SAF)
1
Gazzola 2000, Avanzinelli 2001
Vallesanta (VS)
1
Gazzola 2000, Avanzinelli 2001, Giustini 2002
Pratomagno (PM)
2
Capitani et al. 2004, Mattioli et al. 2004
Alpe della Luna-
Valtiberina (VT)
3
Mattioli et al. 2004
Alpe di Catenaia
(AC)
1
Lamberti 2004, Alboni 2004, Colombo 2006
Dall'analisi dei campioni è emerso che gli ungulati selvatici
rappresentano la componente principale della dieta del predatore nella
provincia con un valore medio pari a circa il 91.5% del VMP, ed un range
compreso tra l'86% e il 96% del VMP. Gli stessi risultati sono evidenti
anche in termini di FC% (Figura 3.1.2, a - b).
a)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
FC
SAF
VS
PM
VT
AC
V
M
P
(
%
)
Ung selvatici
Ung domestici
altro
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b)
Fig. 3.1.2 Uso di ungulati selvatici e domestici in sei unità di analisi di lupo della
provincia d'Arezzo, calcolato con il VMP (a) e la FC (b) (sigle come in Tabella 3.1)
Il bestiame domestico, invece, costituito soprattutto da pecore, ha
rappresentato mediamente solo il 4,5% del VMP.
Altre componenti riscontrate all'interno degli escrementi sono state lepri
e piccoli mammiferi (come il ghiro), vegetali e frutta, e in casi molto rari
alcuni rifiuti.
L'utilizzo delle diverse specie di ungulati selvatici è risultato abbastanza
variabile tra le sei aree. La preda principale nella maggior parte dei casi
è risultata il cinghiale mentre di solito il capriolo rappresenta la specie
secondaria. Nelle aree in cui la preda principale è il cinghiale, il suo
utilizzo (VMP) è variato dal 79 % in Pratomagno a poco più del 60%
nell'Alpe di Catenaia (Figura 3.1.3). Nell'area della Vallesanta, invece, è
stato riscontrato un uso quasi paritario di cinghiale e capriolo,
leggermente spostato verso quest'ultimo. Situazione totalmente opposta
è stata rilevata nell'area della Valtiberina dove i Cervidi, in particolare il
capriolo, raggiungono il 61,2%.
0
20
40
60
80
100
120
140
FC
SAF
VS
PM
VT
AC
F
C
(
%
)
Ung selvatici
Ung domestici
altro
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a)
b)
Fig. 3.1.3 Utilizzo relativo delle diverse specie tra gli ungulati selvatici, calcolato
con il VMP (a) e la FC (b). (Le sigle delle aree come nella figura precedente).
0
10
20
30
40
50
60
70
80
FC
SAF
VS
PM
VT
AC
V
M
P
(
%
)
Cinghiale
Capriolo
Cervo
Daino
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
FC
SAF
VS
PM
VT
AC
F
C
(
%
)
Cinghiale
Capriolo
Cervo
Daino